martedì 5 gennaio 2010

Una partita da giocare.


Il gioco d’azzardo è vietato per legge, a parole. Nei fatti giocare d’azzardo è una consuetudine a cui nemmeno lo Stato si sottrae, ma questo è un altro discorso che per il momento non affrontiamo.
Il periodo è tra i più adatti, nelle festività natalizie è quasi tradizione ritrovarsi tra amici intorno ad un tavolo ad improvvisare una partita a carte, i più intraprendenti ed economicamente “adeguati” scelgono il professionale poker altri con minori possibilità o anche solo per minore propensione al rischio si orientano verso la più popolana stoppa.

Succede anche che, malgrado non si abbia voglia, trovandosi in casuale compagnia di amici del momento e di loro ulteriori amici, che a pelle non ci risultano particolarmente simpatici, mancando il quinto per il poker o il quarto per la stoppa e non volendo apparire scortesi si accetta di sedersi, anche se quasi con fastidio, ad un tavolo per giocare.
Bene, sul quel tavolo ci si è seduti quindi, inevitabilmente, ora la partita è da affrontare.
Dopo pochi giri di carte si delineano i vari ruoli dei personaggi, c’è chi del bluff fa scienza, chi è baciato dalla dea fortuna, chi pavidamente ha come unico scopo limitare i danni e chi ha già messo in conto di poter perdere un budget prestabilito e vorrebbe solo divertirsi un po.
Può la politica, fatta da uomini con le loro virtù e le loro debolezze, non essere influenzata da questo clima giochereccio ? E può Galatina in Movimento, che di Politica vorrebbe trattare, sottrarsi a tale clima e non sedersi al tavolo ?
Potrebbe, ma finirebbe per assumere il ruolo dello scortese, di colui che rovina la festa.
Allora giochiamola questa partita, anche se le sensazioni non sono positive ed è palpabile un senso di fastidio, sediamoci intorno a questo tavolo proponendoci di farla durare il meno possibile, facciamo la nostra puntata e se necessario rilanciamo, scopriamo le nostre carte obbligando gli altri giocatori a fare altrettanto.
E’ questo il momento in cui molto sarà chiaro, si capirà chi avrà bluffato, chi sarà stato baciato dalla dea fortuna, chi pavidamente ha giocato ma solo per limitare i danni e chi era li a carte scoperte per giocare una partita forse senza gran voglia e consapevole quanto convinto che se fatto con gusto anche un solitario dà gratificazione. Forse maggiore.

1 commento:

  1. Non c'è dubbio che si debba partecipare alla partita con quella dignità e correttezza che devono costituire, per sempre, il vessillo del movimento. Ciò che più conta, è richiedere agli altri "giocatori" di accettare tali principi, quale condizione imprescindibile per la nostra compartecipazione. Viceversa, ci affrancheremo volentieri dai "bari", in splendida solitudine, lasciando agli elettori l'ardua sentenza.
    Giacomo Galluccio

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