venerdì 13 novembre 2009

Modesto elogio del "se" di F. Rossi


Perché il dialogo non è una bottiglia molotov...

Fatto così, senza pretese di essere ascoltati, per cercare di buttare un sassolino sul sentiero che riporta a un atteggiamento più pacato rispetto al dibattito politico e culturale. Angelo Panebianco sul Corriere della Sera descrive tre tipi umani: l’estremista, il fazioso, il pluralista. Va da sé che, in un paese civile, dovrebbe essere la terza categoria a entrare nella stanza dei bottoni, a prendere decisioni per tutti e a cercare di costruire il futuro della comunità. Quella categoria, per dirla ancora con Panebianco, che accetta il fatto che il mondo sia complesso e che non ci sia, sui fatti contingenti alla politica, una Verità acquisita per sempre. È partendo da questo presupposto che ci sentiamo di suggerire ai tanti, troppi, “estremisti e faziosi” che popolano il territorio della politica italiana di allenarsi in un mantra interiore che può essere sintetizzato cosi: “e se?”.

Una semplice domanda applicata a ogni dì slogan, a oggi certezza, a ogni postulato. A ogni manifesto attaccato. A ogni dichiarazione televisiva. Qualche esempio applicato agli ultimi giorni: e se quello di Mattino 5 sul giudice Raimondo Mesiano non fosse giornalismo ma intimidazione? E se fosse giusto costruire il ponte sullo stretto? E se quello dei rifugiati fosse un diritto inviolabile della persona? E se fosse una follia solo pensare di togliere la scorta a Roberto Saviano? E se la separazione della carriere dei magistrati non fosse un attentato alla loro autonomia? O anche, visto che ci riguarda da vicino: e se la proposta di un’ora di islam a scuola per gli studenti di fede musulmana non fosse solo una provocazione?

Si potrebbe continuare a lungo e su ogni argomento: riforme, bioetica, economia, Mezzogiorno, lotta alla mafia… Ognuno ci metta il “suo se”, senza pretendere di essere depositario di una verità. Della Verità. Chiamatelo spirito laico, chiamatelo semplice buonsenso. Su queste pagine, con un pizzico di orgoglio, potremmo chiamarlo “spirito di Asolo”, dalla cittadina dove organizziamo ogni anno, insieme a Italiani Europei, i “dialoghi” tra le due fondazioni. Chiamatelo come vi pare. Ma sappiate che è l’unico modo per evitare che un paese viva un eterno clima da guerra civile, in cui ogni dichiarazione, ogni proposta, ogni analisi viene considerata alla stregua di una bottiglia molotov gettata nel campo avversario.

Redazionale
Un articolo pienamente condivisibile che rispecchia lo spitiro e gli intenti con cui è nata Galatina in Movimento. Un gruppo di uomini e donne che non ritengono di essere depositari della verità ma che mettono in campo, in uno spirito laico, tutto il buonsenso in loro possesso.
Galatina in Movimento non nasce "contro" qualcuno, Galatina in Movimento nasce "per". Per ridare a Galatina la dignità che merita, per riportare al centro dell'azione politica gli interessi della città, per ridare ai galatinesi la speranza di un degno futuro.
Galatina in Movimento è un gruppo aperto all' aggregazione di uomini e donne della società civile con le loro idee e le loro esperienze, è un'opportunità, per tutti coloro che in passato hanno assunto una posizione critica verso le varie amministrazioni arruffate e litigiose, per poter operare in modo costruttivo.
Consapevoli di non poter essere quantitativamente autosufficienti e che sarà necessario ascoltare ogni altro gruppo (associazioni, liste civiche o partiti strutturati) che vorrà condividere il nostro progetto, siamo altresì convinti che non saremo mai disponibili a barattare le nostre dignità individuali, conquistate nella vita civile, per nessun squallido gioco di potere fine a se stesso.
Con queste consapevolezze recentemente ci siamo confrontati con i rappresentanti dell' UDC galatinese con i quali abbiamo condiviso principi etici e di coerenza in una visione comune sul futuro politico della città.

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