lunedì 9 novembre 2009

Festeggiamo, sì. Ma i muri esistono ancora... (di Filippo Rossi - Ff webmagazine)


"Navigare oltre il muro. I riferimenti culturali nell’era del web"

Ricordare senza ricordare, con distacco, perché i muri da abbattere sono ancora troppi per stare qui a crogiolarsi su quanto successo venti anni fa. Certo, è stato importante, come negarlo. Anzi, storico, come dicono tutti. Eppure troppe rievocazioni sembrano ferme lì, attaccate come ventose al secolo scorso, con troppa gente ancora a fare brindisi e a batter le mani per quello che successe. Sorrisi ebeti come se quella vittoria fosse davvero cosa dell’oggi. Una vicinanza emotiva che fa perdere di vista il senso profondo di quello che avvenne. Lì, a Berlino. E nel mondo. Perché quel muro caduto sotto i colpi della storia, e della realtà, è stato il primo atto di un processo in corso ancora oggi. Un processo che parla di globalità, di dialogo e di comunicazione. Di interconnessione. Di caduta, pezzo dopo pezzo, di vecchi stereotipi, di strutture mentali che affondavano le radici nell’Ottocento. La caduta di quel muro non è stata solo la fine di un’epoca ormai in cancrena ma l’apertura di una nuova sfida ancora tutta da vivere. Tutta da scoprire. Una sfida culturale, prima di tutto. Poi, sicuramente, politica.

Il luogo immateriale, la piazza di questa nuova rivoluzione, è il web. È lì la Berlino dei nostri giorni. È li che le ideologie finalmente si sgretolano sotto i colpi e la forza della comunicazione. Del dialogo. Perché si naviga oltre i muro dell’ideologia, oltre le strutture mentali consolidate, oltre la cultura intesa come proprietà privata. La mia biblioteca, i miei libri, i miei autori: niente è più vero.

La google-kultur nasce dall’osmosi d’identità, dalla aggregazione di nuove opportunità e dalla conoscenza reciproca. Dall’intrecciarsi di esperienze che rinascono a nuova vita, che vengono immagazzinate, rimescolate, rivoltate. La google-kultur nasce dal navigare finalmente in mare aperto, senza vicoli di rotta, senza percorsi prestabiliti. Si sa da dove si parte, ma non si sa dove si arriva. Finalmente, l’avventura. Oltre i muri. Oltre i dogmi. Oltre noi stessi. È per questo che questa sera, a Farefuturo, ricorderemo quell’evento senza rievocarlo, parlando di come sta cambiando la cultura oltre i muri di oggi, grazie alle picconate libertarie che arrivano da Internet, con un incontro, un barcamp, dal titolo esemplificativo, “Navigare oltre il muro. I riferimenti culturali nell’era del web” (diretta streaming e Twitter qui su Ffwebmagazine).

In Italia, troppe volte, sembra che il muro dell’ideologia non sia ancora caduto. Stia ancora lì, in mezzo a noi, a dividere ciò che dovrebbe essere unito. Ferita ancora aperta, a sventrare un corpo sociale che vorrebbe cominciare a riconoscersi, a viversi, ad abbracciarsi. A sentirsi fratelli. Compatrioti, anche. E di questo, spiace dirlo, la responsabilità principale è di una classe politica che per pigrizia e sciatteria a deciso di cambiare pelle senza cambiare cuore, senza cambiare anima. E così è rimasta la logica perversa dell’amico-nemico, dell’esercito del bene contro l’esercito del male. Dell’assedio.

Ha fatto comodo, era la cosa più semplice. Perché la propaganda è più semplice della discussione; la retorica più semplice dell’argomentazione. Ogni slogan, ogni urlo, è un pezzo di muro che non cade, che rimane in mezzo a noi senza motivo se non quello di conservare e difendere privilegi e posti di potere di una classe dirigente che non sa più capire un futuro che è già presente. È per questo che noi, questa sera, parliamo d’altro. Parliamo dei muri che devono ancora cadere, che stanno cadendo. Perché chi oggi festeggia l’89 in nome della libertà ritrovate, troppe volte è lo stesso che fa di tutto per tenere in piedi, ben solidi, i muri che nascondono agli sguardi spazi immensi di nuove libertà culturali. E politiche.

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