venerdì 6 novembre 2009

IL DOVERE DI RIBELLARSI di Filippo Rossi (Ff webmagazine)

Contro la paura, il gossip, l'odio, le urla, la propaganda...

Non so come, non so quando, ma dovremmo ribellarci. So solo che sento un impeto dentro, una spinta irrazionale fatta d’insofferenza, malinconia, assuefazione e rabbia, tanta rabbia. Insofferenza per un clima sempre più appiccicoso, come la cappa d’umidità che appesantisce il respiro e i movimenti, che sfianca i pensieri e le speranze. Malinconia per un paese che non sa alzarsi in piedi, che non riesce a reagire, che nasconde i suoi difetti sotto il tappeto della storia, come se qualcuno, prima o poi, non se ne possa accorgere. Assuefazione per il succedersi di cronache sempre più inutili, sempre più futili, sempre più stupide. Rabbia, tanta rabbia, per una nazione che non riesce, non sa fare un passo avanti, che si attarda in dibattiti che sono battibecchi, in approfondimenti che sono paranoie, in politiche che sono propaganda.

Non so come, non so quando, ma noi dovremmo ribellarci. Troppe cose non vanno per stare ancora fermi, immobili. Ribellarsi a un passato ancora troppo presente, alla vita che è sempre una festa, a una politica che non riesce a essere seria, dovremmo ribellarci all’odio e all’incomprensione, a chi non vuole spiegare e a chi non sa spiegare, e a chi non sa decidere. Dovremmo ribellarci alla farsa quotidiana. Alla paura dei codardi e al coraggio degli avventati. Al gossip. Ai militanti per professione, ai tifosi, agli ultrà. A chi dice: è così che va, da sempre e per sempre. A chi difende interessi particolari e a chi difende solo i propri interessi. Ribellarsi a chi non ha idee e a chi se l’è vendute strada facendo. Ai bugiardi. A chi parla senza dialogare, a chi non si ferma a pensare. A chi urla senza sapere cosa sta dicendo. A chi si guarda allo specchio. Ribellarsi a chi non sa rinunciare a se stesso. A una politica che occupa il potere senza sognare, senza regalare sogni. A una politica senza futuro.

Non so come, non so quando, ma noi dovremmo ribellarci. E questo noi è, dovrà essere, non potrà che essere, un’identità tutta nuova. Gente che si riconosce non per un passato ma per un futuro in comune. Gente che si guarda, si riconosce e dice: è giunta l’ora, ribellarsi è giusto.

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