martedì 29 dicembre 2009

Dal web : fonte blog FORUM AMBIENTE E SALUTE




Il fotovoltaico selvaggio che uccide l'agricoltura e il paesaggio del Salento

Sembra assurdo ma una tecnologia utile e da favorire come l’energia fotovoltaica, assecondata da leggi regionali deregolanti e carenti di indicazioni come è il P.E.A.R. varato dalla Regione Puglia, ha dato il via ad una forsennata corsa verso attività speculative a discapito dell’agricoltura e dell’allevamento locali, distruggendo tragicamente flora, fauna e paesaggio, ma questo è quanto sta succedendo in molti paesi del leccese.Una miriade di aziende che operano nel campo delle energie rinnovabili hanno scoperto il nuovo “Eldorado” nell'ottenere facilissime autorizzazioni (specie per impianti fino a 1 MegaWatt di potenza) e nell’installare per ettari ed ettari senza nessuna prescrizione pannelli fotovoltaici tra olivi secolari, prati rocciosi dedicati a pascolo e masserie storiche. Così il Salento sta svendendo la sua più preziosa e interessante risorsa rappresentata dalla tipicità territoriale, dove antiche masserie e territori rurali incontaminati formano un’originaria identità paesaggistica.Tra pochissimi anni, se non si opera a tutelare subito questo immenso patrimonio di tutti i salentini, potremo ammirare al posto di estesi oliveti secolari tipici, di zone verdi in cui si trovano le ultime propaggini di macchia mediterranea, di zone umide, di prati rocciosi con gli armenti al pascolo, dei vigneti e dei boschi di conifere, (l’uniche e vere ricchezza delle nostre terre), distese sterminate di pannelli in silicio, con o senza inseguitore solare sostenuti da pali zincati, conficcati nel suolo con plinti di cemento accompagnati da chilometri di cavi elettrici.L’introduzione di questa tecnologia, al di fuori di ogni dubbio, industriale camuffata da un’ipocrita eco-sostenibilità comporta stravolgimenti radicali della geomorfologia di estesissime parti del nostro delicato territorio rurale: basti pensare che un parco di 1 MegaWatt equivale a 3 ettari di terreno e il conto è presto fatto. In molti comuni sono previsti parchi che raggiungono la copertura complessiva di 100 ettari. Per entrare meglio nelle dimensioni basti pensare che un parco di 100 ettari di fotovoltaico dislocato su suolo agricolo equivale all’estensione di un paese di 3.000 abitanti. Quanti tetti dei nostri tanti paesi potrebbero ospitare dei piccoli impianti domestici con gratificazioni economiche distribuite a tutti cittadini?Questi territori interessati dai progetti di “parchi industriali” di pannelli fotovoltaici hanno subìto, subiscono e subiranno l’estinzioni delle fortemente caratteristiche rocce affioranti, i cosiddetti ‘cozzi’ o ‘cuti’, dove un tempo si facevano pascolare gli armenti, importantissimi per la termo-idroregolazione del microclima ed essenziali per una miriade di specie floro-faunistiche locali. Da oggi in poi si presenteranno dissodati e appiattiti come tanti campi da bocce posti uno accanto all’altro.Tali campi saranno resi sterili e volutamente inquinati a suon di pericolosissimi diserbanti, già da tempo utilizzati in agricoltura con effetti altamente nocivi per gli agricoltori e i consumatori, nei campi fotovoltaici saranno utilizzati senza troppe attenzioni vista le finalità ‘non agricole’ dell’impianto e l’assenza di controlli e di indicazioni in merito da parte degli enti preposti.Per non parlare della cementificazione indiscriminata e del forsennato consumo del territorio e del paesaggio bene collettivo tutelato finanche dalla costituzione repubblicana.Difatti la trasformazione di ottimo suolo agricolo, o da pascolo, si vedrà violentato da chilometri di cavi elettrici e cabine ad alta tensione necessarie per il trasporto e il defluimento della corrente elettrica prodotta, pali di illuminazione posti nei parchi come dissuasori per prevenire furti e atti vandalici produrranno un ulteriore e dannoso inquinamento luminoso.Sicuramente resterà qualcosa per i cittadini e per i lavoratori locali?Pensiamo proprio di no! Difatti questa è una neo-colonizzazione energetica dove in loco ci sono solo i cosiddetti 'sviluppatori' piccole aziende locali che fanno sì di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per poi venderle, o meglio svenderle, a grandi ditte delle energie rinnovabili del nord Italia o, peggio, a multinazionali dell'energia.Difatti il vero affare è nel Conto Energia e nei Certificati Verdi.Il Conto Energia è un’agevolazione governativa che integra il costo di un kilowatt pagandolo tre volte tanto e rendendolo vantaggioso per l’azienda titolare della produzione energetica.I certificati verdi sono degli speciali attestati rilasciati alle aziende che producono energia da fonti rinnovabili che attestano la non immissione in atmosfera di gas serra prima fra tutti la CO2. Questi certificati possono essere venduti dalle aziende produttrici di energia elettrica da fonti rinnovabili ad aziende, quali Cerano e ILVA di Taranto, al fine di permettergli ancora di inquinare e mortificare le genti che lavorano e vivono intorno. È un vero e proprio mercimonio dell’ossigeno in cambio di gas nocivi



E il cittadino che vedrà sorgere questi parchi fotovoltaici intorno alle sue zone agricole che ci guadagna?Beh, gli unici ad avere un contentino, a dire il vero molto misero, sono i proprietari dei terreni. Ai proprietari spesso annichiliti dal miraggio del guadagno facile, vengono pagati indennizzi a seconda dell’entità del parco che possono variare da 3.000 € a 20.000 € l'anno. Ma una volta dismesso il parco spesso il costo di smaltimento dell’impianto, di ripristino dei luoghi e di bonifica se lo dovrà accollare il proprietario del terreno, e i costi superano di gran lunga i denari "guadagnati" per l'indennizzo. A volte non ci guadagno neppure questo poiché le stesse aziende acquistano direttamente i terreni dove localizzare l'impianto. Di contro il resto dei cittadini non ne guadagna un bel niente, neppure una semplice riduzione della propria bolletta elettrica.Veramente il cittadino, a conti fatti, ha tutto da perdere soprattutto in termini di salute e qualità della vita: Inquinamento da diserbanti, aumento del processo di desertificazione del territorio, esponenziale aumento di fonti di inquinamento elettromagnetico, perdita irreversibile della tipicità dei territori salentini, riduzione dei suoli agricoli (il futuro prossimo si giocherà su risorse idriche e territori agricoli), cementificazione e industrializzazione dei territori destinati all’agricoltura e all’allevamento, perdita irreversibile di bellezze storico-paesaggistiche con gravissimo danno per le attività turistiche, inquinamento delle falde per aumento di diserbanti, dispersioni e scariche elettriche.Di certo tutta questa energia ci serve per le nostre abitazioni e aziende?È da sottolineare che noi, come regione Puglia, produciamo il 90% in più del nostro fabbisogno energetico, quindi siamo già una colonia energetica, e l’energia elettrica prodotta in Puglia serve a coprire il deficit di altre regioni. Le rinnovabili sono tecnologie che mal si prestano alla produzione massiva di energia poiché l’energia più lontano va e più si disperde nel percorso. Le rinnovabili sono energie che devono essere prodotte e utilizzate in loco! Senza il Conto Energia e i Certificati Verdi le grandi industrie non avrebbero nessun interesse verso la produzione di energia elettrica da fonti alternative e rinnovabili, di contro il cittadino, o l’azienda, che producono energia da fonti rinnovabili per l'autoconsumo ha maggiori e innegabili benefici.Cosa fare?La cosa da fare da parte dei cittadini è chiedere agli amministratori locali, provinciali e regionali di bloccare e regolamentare tutte le richieste autorizzative inoltrate e valutare attraverso il coinvolgimento democratico di tutte le componenti della società civile, assieme ai cittadini, quale forma di sviluppo a vantaggio della collettività perseguire. Il cittadino, inoltre, può chiedere all'amministrazione pubblica di quantificare il reale bisogno di energia elettrica per il fabbisogno di autoconsumo comunale, delle utenze pubbliche e private, ridurre tutti gli sprechi applicando un sano risparmio energetico e pianificare assieme alla cittadinanza con l'ausilio di tecnici terzi l’introduzione del fotovoltaico domestico diffuso per le utenze pubbliche e private attraverso un opera chiara e trasparente di mediazione, attraverso un bando pubblico, tra ditte installatrici di pannelli fotovoltaici, banche per accedere a dei mutui a tassi agevolati e privati cittadini debitamente coinvolti e informati.Pertanto si fa appello a tutti i cittadini sensibili e attenti di segnalare alla redazione di Nuova Messapia e al Forum Ambiente e Salute inviando anche foto con brevi descrizioni, o articoli circa progetti e installazioni di parchi fotovoltaici su suoli agricoli e da pascolo dislocati nel Salento, al fine di creare una mappa dettagliata con Google maps consultabile da tutti i cittadini.
Non svendiamo il nostro Salento per un misero, ma salato, piatto di lenticchie!






Commenti all'articolo

In qualità di progettista elettrico che si occupa fra le altre cose anche di fotovoltaico (e anche di impianti di grossa taglia) vi devo fare un appunto.Evidenziate sempre gli aspetti ambientali degli impianti fotovoltaici che sono, a mio modesto parere, non rilevanti considerato il rapporto costi/benefici.Lo sviluppo del mercato del fotovoltaico permette maggiori investimenti nella ricerca che sono fin qui mancati. La ricerca permetterà di sperimentare materiali sempre più efficienti (a parità di superficie occupata i pannelli produrranno di più o viceversa a parità di potenza occuperanno meno spazio).Fatta questa premessa c'è da dire quali sono i reali motivi che sono alla base dell'attuale speculazione che si sta mettendo in atto nel mercato del fotovoltaico. Le ragioni sono insite nel modo in cui è stata messa a punto la legge sul Conto Energia. Il Conto Energia, così come è stato studiato, mette sullo stesso piano, in termini di incentivi elargiti, i mega impianti e gli impianti domestici. Tutto questo con buona pace della generazione distribuita. Se il governo dell'epoca avesse incentivato molto di più i piccoli impianti domestici e molto meno gi impianti a terra la situazione sarebbe molto diversa. Immaginate un piccolo impianto domestico che ha come tempo di ritorno dell'investimento di 4-5 anni...ci sarebbe stata una corsa sfrenata alla realizzazione di piccoli impianti domestici, sarebbe aumentato il numero di famiglie energeticamente autosufficienti. La generazione distribuita è la vera rivoluzione energetica alla quale tutti dobbiamo aspirare.I soldi del Conto Energia (che sono quelli pagati da tutti noi nelle bollette) sarebbe ricaduti sui contribuenti. Adesso stiamo assistendo invece a un trasferimento di incenti somme di denaro dalle nostre tasche a quelle delle multinazionali che investono in questo settore. E' una vera e propria rapina. E' questo il punto sul quale dovete protestare. Le ricadute ambientali sono molto meno gravi rispetto a qualsiasi altro tipo di impianto che utilizza come energia primaria la fonte fossile.R.C.



utente anonimo

Ci permettiamo una piccola nota, concordiamo sulla violenza che subisce il territorio ma riteniamo di dover evidenziare e separare la condizione di crisi dell'agricoltura che vive l'assalto dei mega impianti fotovoltaici come una conseguenza e non come una causa. Le vere cause sono da individuarsi in una inadeguata politica del settore sia a livello comunitario che nazionale e locale, studiata più per distrugere che sostenere gli agricoltori italiani.

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